domenica 21 giugno 2015

I Due Gatti Senza Il Topo (Chapter 1)

La mattinata si apre con una presentazione spettacolare, il sole sembra quasi che abbia formato uno strappo nel cielo mentre un leggero vento si fa strada tra le file di alberi alle nostre spalle, gli insetti smettono di volare con i loro caratteristici ronzii ed i pesci, alle prime luci dell' alba, incominciano il loro banchetto.




Piccoli banchi di pesciolini terrorizzati saltano sulla superficie dell’ acqua nella direzione opposta alla corrente cercando di sfuggire al grande predatore che li insegue attaccando dalle profondità del fondale mentre i primi aironi ed i primi cormorani si gettano nella mischia seminando il panico dai cieli entrando in acqua come frecce o se preferite come kamikaze.





Giunge quindi il momento che mi ci infili anche io nella rissa, non in cerca di piccoli pesciolini per saziarmi ma per sfamare il mio piacere personale di passare una giornata all’ aperto facendo ciò che più mi piace, tentando la cattura dei predatori che tanto spaventano il pesce foraggio.



Pesce Gatto Maculato (Ictalurus punctatus)


Le canne sono in posizione, i pesanti piombi da 300 grammi mantengono l’ esca posizionata nella forte corrente su di una striscia di fondale fangoso creatasi tra due banchi d’alghe, perfetto nascondiglio per pesci di qualunque genere. Gli ami celati dalle esche non aspettano altro che essere ingoiati dal predatore che a sua volta verrà predato.




La mangiata è subdola, il cimino della canna tentenna in maniera non chiara, penso subito che qualcosa, un ramo od una serie di alghe trasportate dalla corrente possano avere urtato contro la lenza, mi avvicino per sicurezza, passano pochi secondi che un movimento inequivocabile mi fa comprendere quello che realmente sta accadendo, prendo in mano la canna ed a frizione chiusa tiro una steccata piantando in questo modo l’ amo nella placca ossea della bocca del pesce.





Ormai non può più scappare, ad ogni ripartenza il grezzo si flette assecondando le sfuriate, lascio filo solo quando è strettamente necessario e mai tanto quanto il pesce vorrebbe, lo trascino fuori dalla corrente con qualche pompata a frizione serrata per concludere il combattimento il prima possibile, finalmente sotto riva riesco a fargli prendere due boccate d’ aria così da farlo calmare, il mio collega lo agguanta con non poca fatica data la combattività della preda e finalmente lo posso tenere tra le braccia.







La formula è sempre la stessa, non lo portiamo a riva per non farlo soffrire più del dovuto, l’ amo non gli ha lasciato segni particolari, la placca ossea della bocca ha preservato le parti molli ed i vasi sanguigni, dopo le fotografie rituali lo ripongo in acqua, non è particolarmente stremato ma per sicurezza gli massaggio l’ addome facendo fuoriuscire alcune bolle d’ aria accumulate per lo stress nella vescica natatoria. Appena si libera dal peso tenta di sua spontanea volontà di riprendere la libertà, apro le mani e lui svanisce tra le acque torbide.



  

Primi piani


La tipica livrea del Siluro



Nulla avrebbe potuto sfuggire alla morsa dell’ amo, la potente attrezzatura  è destinata a pesci ben più importanti che si spera arrivino presto.

La perseveranza è tutto.

Ma catturarli da riva non è cosa da poco, e quando avviene, la preda vale infinitamente di più.

La felicità per avere portato a riva un’ altro siluro è talmente elevata che nulla avrebbe potuto prepararmi alla cattura che sarebbe seguita poco dopo.





Species: Silurus glanis (Common Name: Siluro - Wels Catfish)
Family: Siluridae


Vi lascio con questa prima parte di racconto sperando che possa essere stato di Vostro gradimento.

A breve racconterò l’ avventura della seconda cattura, per me sicuramente di profondo interesse.


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