La mattinata
si apre con una presentazione spettacolare, il sole sembra quasi che abbia
formato uno strappo nel cielo mentre un leggero vento si fa strada tra le file
di alberi alle nostre spalle, gli insetti smettono di volare con i loro
caratteristici ronzii ed i pesci, alle prime luci dell' alba, incominciano il loro banchetto.
Piccoli
banchi di pesciolini terrorizzati saltano sulla superficie dell’ acqua nella
direzione opposta alla corrente cercando di sfuggire al grande predatore che li
insegue attaccando dalle profondità del fondale mentre i primi aironi ed i
primi cormorani si gettano nella mischia seminando il panico dai cieli entrando
in acqua come frecce o se preferite come kamikaze.
Giunge
quindi il momento che mi ci infili anche io nella rissa, non in cerca di
piccoli pesciolini per saziarmi ma per sfamare il mio piacere personale di
passare una giornata all’ aperto facendo ciò che più mi piace, tentando la cattura dei
predatori che tanto spaventano il pesce foraggio.
Pesce Gatto Maculato (Ictalurus punctatus)
Le canne
sono in posizione, i pesanti piombi da 300 grammi mantengono l’ esca
posizionata nella forte corrente su di una striscia di fondale fangoso creatasi
tra due banchi d’alghe, perfetto nascondiglio per pesci di qualunque genere.
Gli ami celati dalle esche non aspettano altro che essere ingoiati dal
predatore che a sua volta verrà predato.
La mangiata
è subdola, il cimino della canna tentenna in maniera non chiara, penso subito
che qualcosa, un ramo od una serie di alghe trasportate dalla corrente possano
avere urtato contro la lenza, mi avvicino per sicurezza, passano pochi secondi
che un movimento inequivocabile mi fa comprendere quello che realmente sta
accadendo, prendo in mano la canna ed a frizione chiusa tiro una steccata
piantando in questo modo l’ amo nella placca ossea della bocca del pesce.
Ormai
non può più scappare, ad ogni ripartenza il grezzo si flette assecondando le
sfuriate, lascio filo solo quando è strettamente necessario e mai tanto quanto
il pesce vorrebbe, lo trascino fuori dalla corrente con qualche pompata a
frizione serrata per concludere il combattimento il prima possibile, finalmente
sotto riva riesco a fargli prendere due boccate d’ aria così da farlo calmare,
il mio collega lo agguanta con non poca fatica data la combattività della preda
e finalmente lo posso tenere tra le braccia.
La formula è
sempre la stessa, non lo portiamo a riva per non farlo soffrire più del dovuto,
l’ amo non gli ha lasciato segni particolari, la placca ossea della bocca ha
preservato le parti molli ed i vasi sanguigni, dopo le fotografie rituali lo
ripongo in acqua, non è particolarmente stremato ma per sicurezza gli massaggio
l’ addome facendo fuoriuscire alcune bolle d’ aria accumulate per lo stress
nella vescica natatoria. Appena si libera dal peso tenta di sua spontanea
volontà di riprendere la libertà, apro le mani e lui svanisce tra le acque
torbide.
Primi piani
La tipica livrea del Siluro
Nulla
avrebbe potuto sfuggire alla morsa dell’ amo, la potente attrezzatura è destinata a pesci ben più importanti che si
spera arrivino presto.
La
perseveranza è tutto.
Ma
catturarli da riva non è cosa da poco, e quando avviene, la preda vale
infinitamente di più.
La felicità
per avere portato a riva un’ altro siluro è talmente elevata che nulla avrebbe
potuto prepararmi alla cattura che sarebbe seguita poco dopo.
Species: Silurus glanis (Common Name: Siluro - Wels Catfish)
Family: Siluridae
Vi lascio
con questa prima parte di racconto sperando che possa essere stato di Vostro gradimento.
A breve racconterò l’ avventura della seconda cattura,
per me sicuramente di profondo interesse.
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