domenica 10 aprile 2016

In Rodaggio

Finalmente si arriva sul fiume. La boote è calata in acqua con una velocità fulminea, il ruggito del motore fourstroke mi fa capire che anche lui vuole fare la sua parte sprigionando parte dei cavalli per arrivare velocemente allo spot. La giornata è piacevole, il sole è già alto in questo aprile pazzo dove la pioggia arriva dal cielo solo in forma di sabbia sporcando ogni cosa di fango.




Le mie previsioni erano esatte, una piccola apertura delle paratie di isola ha fatto si che i sedimenti restati a decantare fuoriuscissero arrivando velocemente a valle, l’ acqua è, divertentemente e piacevolmente torbida.




Usciti dalla banchina ci apprestiamo a montare le canne in maniche di canottiera.
Tutto è pronto e si può partire.




Lo stazionamento sul luogo di pesca è una delle parti che più preferisco, l’ attenzione è massima, non bisogna sbagliare ne tantomeno fare rumore insospettendo i pesci. Tutto è fatto in maniera quasi maniacale. L’ eco segna le tracce. Decidiamo di posizionarci su di un banco di quelle che sembrano breme, il fondale fangoso è di circa 6 mt che defluisce con una buca di ghiaia di 9 mt.




Posizioniamo 4 canne, 2 a fondo e 2 a boa. L’ attesa non è molta, neanche una ventina di minuti ed abbiamo due lievi toccate. Impossibile ferrare, in 3 secondi le boe vanno sott acqua ma risalgono repentinamente. I grezzi sono rigorosamente tra le nostre mani. Ad un tratto una coda fusiforme esce dai turbinii della corrente producendo un fragoroso SPLAAAASH ! 




Capiamo subito che le canne da fondo taceranno, i pedatori cacciano in superficie, stringiamo quindi i denti e le chiappe tenendo strettamente il calcio dell’ attrezzatura tra le mani, è in quel momento che la boa sprofonda in acqua ! Lo sento chiaro e tondo, è all’ altro capo, ferro in un decimo di secondo mettendo in sicurezza l’ affilato amo nella placca ossea del mio avversario !





Un veloce combattimento determina il vincente, il pesce viene issato a bordo. Finiamo di scattare le fotografie di rito tenendo idratata la pelle della salamandra, che viene rimessa in acqua ed ossigenata. Appena sento che vuole raggiungere nuovamente i fondali torbidi del suo habitat apro le mani e la lascio dolcemente andare.




Anche i siluri che non sono over danno emozioni enormi !