Giugno
2017, pochi giorni dopo l ultima nottata con la voglia di muco da siluro si
decide di tornare sul fiume.
Le condizioni dell’acqua sono buone per
posizionare diversi montaggi a pietra in circa 5 metri d’acqua di cui uno molto
vicino ad un tronco sommerso con un dislivello di 6,8 metri.
Dopo la ricerca delle esche è il momento della posa !
Il
caldo afoso del pomeriggio non ci scoraggia ma ci sprona sperando che verso la
serata l' acqua si raffreschi anche solo di pochi gradi per far si che i grossi
predatori si mettano in movimento col buio.
Posizionare le esche in modo più naturale possibile e che sembrino in difficoltà è fondamentale.
Posizionare le esche in modo più naturale possibile e che sembrino in difficoltà è fondamentale.
Con questo caldo i tafani affamati sono aggressivi anche con insetti più piccoli ed eseguono abbracci mortali !
Verso
le ore nel quale il sole è già calato oltre il filare degli alberi abbiamo la
prima partenza sulla pietra a 5.2 metri d’acqua. Questa prima partenza avrà esito
negativo e porterà allo slamatura del pesce nel sotto barca.
Attendiamo
speranzosi una nuova partenza sapendo di aver calato le esche nel migliore dei modi.
BUMMMM
!!!
Nemmeno
il tempo di posizionare la schiena in orizzontale sul materassino che parte la
canna posizionata proprio a ridosso del tronco a 6.8 metri ! Parto fuori dalla
tenda sparato e ferro subito il pesce , non gli do nemmeno 30 centimetri di
spazio sapendo che potrebbe infilarsi in qualche punto del tronco, lo pompo 4,
5, 6, 7 volte finchè non lo porto in zona di sicurezza o come la chiamo io in
zona d’ ombra.
L’esemplare
effettua 1, 2, 3, 4 ripartenze, cerca di prendere il fiume
disancorandomi sull' ancora posteriore della barca e girandola verso l’esterno
fiume facendo perno su quella anteriore.
Allentiamo
le frizioni dei montaggi ancora posizionati verso il centro fiume per far si
che non si rompano i terminali dello 0,70 e restare in piena pesca anche dopo la
cattura di questo esemplare.
Riesco
a gestirlo, si calma e lo riporto vicino a me.
Lo
prendiamo, un colpetto sul muso per
vedere se è calmo, non ne vuole sapere, lo afferriamo per la mandibola con due
mani saldamente ma come un coccodrillo effettua due giri su sé stesso e si
divincola ripartendo come un folle verso il centro fiume, lo riesco ad
assecondare nuovamente giocando di punta con la canna, la frizione e gestendo la bobina con
la mano, lo riesco a far avvicinare nuovamente ed al secondo abbordamento siamo
ancora più decisi nel non perderlo effettuando una ferrata poderosa e salda !
Il
grosso pesce incazzato e potente è a bordo ! Non prenderà la fuga nuovamente.
Effettuiamo
le fotografie rituali, lo idratiamo per bene e poi come prassi lo adagiamo in
acqua dolcemente ossigenandolo.
Appena
sento le sue energie tornare e la sua voglia girarsi verso la corrente lo
lascio dolcemente e lui con un leggero tocco di coda mi saluta il palmo della
mano.
Un serale saluto !
Mario