domenica 25 gennaio 2015

Drago Di Piombo

Il cielo è terso in questa giornata invernale, una leggera brezza notturna spazza le nuvole mostrando la luna nella sua fase crescente. Se i miei calcoli non sono errati i pesci dovrebbero essere in attività soprattutto perché invogliati dalle piogge dei giorni scorsi.

Preparo quasi maniacalmente le montature il venerdì sera sulle potenti Mitchell, la sveglia è prevista per le 5:15 del sabato, oltre alla strada da fare con il mio trattore dovrò anche caricarmi l’ attrezzatura in spalla e proseguire per 3-4 km a piedi su strade scoscese raggiungendo la mia destinazione.

Arrivato al randez vous con il mio collega, del quale dovete scusarmi ma vuole rimanere nell’ anonimato, ci dividiamo gli attrezzi ed entriamo in pesca !

Sotto la superficie color caffelatte per via del fango smosso dalle piogge capiamo subito che il movimento non manca intravedendo qualche bollata. Quasi sembriamo in frenesia più noi dei pesci !

Ancora prima che il mio compagno possa dirmi che ha preparato le esche io avevo già montato le canne, i mulinelli ed i puntali.

A questo punto si entra nel vivo della pesca, cerco il punto magico dove adagiare sul fondo l’ inganno, prendo la mira, stabilizzo la canna e lancio.

Continuo così finchè la batteria di quattro canne non è puntata come dei missili SAM in attesa che qualsiasi cosa passi nel loro raggio di azione.

Passano quasi 5-10 minuti e finalmente il puntale di un grezzo incomincia a danzare. 

Mi avvicino ma aspetto per essere sicuro che il piombo sul fondo non si fosse stabilizzato per via della corrente muovendo l’ apicale. Prendo in mano il filo per avere maggiore sensibilità e mi accordo che all’ altro capo della lenza c’è qualcosa che si muove, afferro la canna e ferro, sembra di avere incagliato ma sono sicuro di quello che ho sentito tramite il filo, recupero forzando di poco e stacco qualcosa dal fondale.

A questo punto qualunque cosa sia incomincia a muoversi e, pur avendo un grezzo da 180 gr da surf casting non riesco ad impedire alla creatura di gironzolare dove desidera. Cerco di non forzare troppo e dopo  una decina di minuti il mio compare mi dice “diamine non devi perderlo ma anche se accadesse dobbiamo vedere almeno che diavolo è !!!”.

Sicuramente da come si muove è un comportamento anomalo per un barbo che per giusta dovrebbe essere di almeno 6-7 kg, forse una carpa ma stranamente non ha preso la tangenziale come farebbe un ciprinide. Penso subito ad un siluro tra i 5 ed i 10 kg ma avendo già avuto esperienze pregresse in merito il modo in cui agisce è diverso.

Dopo avermi fatto prendere qualche colpo dirigendosi tra i massi di una prismata per almeno tre volte ed aver salvato in extremis il terminale dalle rocce taglienti sento che finalmente si sta spossando.
Il mio compagno, apre il guadino, rimasto appositamente chiuso per scaramanzia, e si dirige su di un sasso dove potrà prendere la preda con più facilità.

“Avvicinalo” mi dice, ma è più facile a dirsi che a farsi contando che ancora non abbiamo visto cos’è.
Finalmente una pinna lunga, affusolata come una falce guizza davanti ai miei occhi spruzzandomi d’ acqua. “E’ uno storione siberiano” esclamo io, guardando il mio compagno che mi fissa a bocca aperta e mi dice incredulo“ uno storione ??? Qui ??? E pure siberiano ???”

Dopo altre due partenze spaventato alla vista della trappola finalmente arriva a guadino non particolarmente stanco ma è talmente grosso che non ci entra, dirigo allora il mio amico nelle operazioni di recupero, testa del pesce nella rete e mano sulla coda, minuti interminabili ma finalmente è a riva.

Ora posso avere tra le mani questo essere mistico, lo slamo e finalmente lo ammiro affascinato, il suo colore grigio piombo mi rapisce, è un fascio di muscoli con una forma affusolata caratteristica.



Species: Acipenser baerii (Common Name: Storione Siberiano - Siberian Sturgeon)
Family: Acipenseridae
Measure: Cm 94.6 - Inch 37,27 
Weight: Kg. 7.833 - Lbs 17.430
Rod: Mitchell Privilege PRO - 30T Carbon - 140-180 gr
Reel: Abu Garcia Cardinal C 806
Line: Trabucco T-Force 0.40 mm
Terminal Line: JTM Proton 0.22 mm
Hook: Drennan Carbon Trebles - Barbed Size 10
Bait: Maggot


Ammirandolo comprendo la sua bellezza rimasta invariata da milioni di anni, la sua forma ricorda i primitivi pesci ossei ed effettivamente l’ ordine tassonomico del quale fa parte è quello degli Acipenseriformes che si suddivide in due famiglie distinte, per l’ appunto gli Acipenseridae (storioni) ed i Polyodontidae (pesci spatola) anch’ essi pesci dalle forme arcaiche.





Catturare un esemplare del genere allo stato brado in libera uscita su di un grande fiume senza essere costretto ad andare in una cava apposita dove questi draghi di piombo vengono importati è stata per me fino ad ora l' emozione più grande nell'ambito della pesca sportiva !





Dopo le foto di rito diventa l’ ora di riporlo nel suo ambiente senza stancarlo ulteriormente. Lo appoggio in acqua e lo riossigeno in corrente. Con due forti battiti di coda sparisce nelle acque torbide aiutato dalla sua livrea plumbea mostrandomi di non essersi stremato eccessivamente.




Ci tengo a precisare che, nella classificazione IUCN dello stato di conservazione questa specie risulta rara e ad alto rischio di estinzione.

E' particolarmente importante quindi tutelarla in ogni modo rilasciando qualsiasi esemplare della famiglia Acipenseridae come faremmo con qualunque altra specie qualora lo si incappasse anche per caso !



IUCN (International Union for the Conservation of Nature)


Classificazione Lista Rossa IUCN


Neanche il tempo di riprendermi e la frizione di un’ altro mulinello mi riporta alla realtà, riesco infatti a portare a guadino un bellissimo esemplare di cavedano.



Squalius squalus - Cavedano





Con queste due catture sicuramente più che gradite posso concludere la giornata sapendo di essere riuscito a conquistare un’ esemplare di storione tanto raro quanto inaspettato, felice di sapere che nei nostri fiumi esistono ancora specie in via di estinzione che però con forza e tenacia resistono all’ inquinamento ed al bracconaggio incontrollato.



domenica 11 gennaio 2015

Quel Ladro Del Persico !

Durante l’ ultima uscita di pesca la luna presentava una delle sue fasi intermedie, la gibbosa calante, ancora sto cercando di capire nel dettaglio l’ influenza del nostro satellite sull’ attività delle specie ittiche ma, fino ad ora ho avuto solo conferme delle fasi principali.




Di sicuro, per quanto ho potuto  sperimentare con luna piena le uscite di pesca vanno “quasi” a vuoto o, quantomeno, l’ attività è davvero scarsa.




Come ogni volta si parte dalla base al mattino presto e durante il tragitto i paesaggi assumono forme e colori che oserei paragonare a mondi alieni tanto sono carichi di colore e di silenzio.







Come da sospetti l’ attività è quasi inesistente, fatico a cavare dalle buche d’acqua qualche persico reale.




Un albero caduto crivellato dai colpi di becco di un picchio.

Arrivato in una buca poco profonda mi accordo che il fondale è di un colore nero scuro insolito, penso subito alle foglie marcescenti depositate sul fondale ma piccoli sbuffi di fango mi fanno sorgere alcuni dubbi. Sarà una buca con piccole sorgenti d’ acqua ? No impossibile, le colonne di fango che risalgono dal fondale non sono continue ma anzi sembra quasi che si spostino. Decido quindi di verificare la seconda opzione che mi è rimasta, innesco un amo del n.10 ad occhiello della serie Drennan Wide Gape al filo madre sul quale monto un piombino di 3 gr. Sull’ amo un pezzetto di un’ esca siliconica tanto per dare colore e lancio in centro buca.



Gardon (Rutilus rutilus)


A contatto con l’ acqua, calando sul fondo l’ esca provoca il diradarsi a cerchio della macchia scura e capisco che il tappeto nero altro non era che un branco di pesciolini immobili ed indistinguibili grazie alla torbidità dell’ acqua.



Triotto (Rutilus aula)


Due colpetti di punta della canna e subito che le piccole figure si avvicinano all’ esca. Altri due colpetti e riesco a catturare alcune specie di misure insolite per le mie uscite. Dei piccoli ciprinidi che identifico come breme, gardon e triotti.



Brema (Abramis brama)




Dopo aver deciso di effettuare l’ ultimo lancio all’ amo si aggrappa un’ altro triotto ma, ancora prima di poterlo portare a riva una figura più grande, un persico di medie dimensioni esce da sotto un ramo, scatta in direzione del pesce allamato ed in un solo boccone lo manda nello stomaco, ferro per la seconda volta cercando di catturare anche il persico ma purtroppo riesce a fregarmi la piccola cattura ed a rintanarsi ancora sotto il ramo.



Gardon (Rutilus rutilus)



Anche le piccole catture vanno giustamente rilasciate.....


Lo so, è solo un persico e quello di prima era solo un pesciolino ma quando mi fisso su una cosa la devo portare a compimento, d’ altronde mi ha rubato la preda precedente e mi devo vendicare, decido quindi di montare un amo di misura più grande con un’ esca di consistenza maggiore ed a rilanciare in prossimità del ramo. SBAM, la leggera canna si piega ed il persico è a riva.





Dopo tutti gli innumerevoli lanci ed il casino che ho fatto mi accorgo che un condomino del bosco si è affacciato alla finestra per capire chi disturbava.



Nutria (Myocastor coypus)


Piccole soddisfazioni ma quando non si è sicuri di andare in fiume con esche vive e pastura con il dubbio dell’ influenza della luna sull’ attività dei pesci preferisco rifugiarmi nella pesca con esche artificiali, gommini e testine piombate macinando chilometri e restando immerso nella natura.


giovedì 1 gennaio 2015

Nuovi Orizzonti !

La pesca e la fotografia, ciò che le accomuna sono il senso di attrazione verso la natura, nessuna delle due avrebbe senso per me se non vi fossero i molteplici paesaggi ed i colori delle varie stagioni che posso incontrare quando decido di gettare la lenza.




Passando dalla montagna ed arrivando fino al mare quante albe e quanti tramonti ci si possono stagliare di fronte.








Per entrare nel vivo bisogna sempre cercare nuovi luoghi dove poter tentare di catturare qualche preda, quindi ci si arma di pazienza e quando si è studiato in forma teorica un nuovo spot, zaino in spalla, canna da pesca alla mano e macchina fotografica in tasca, si parte.







Certe volte il senso di avventura potrà portare in posti impraticabili ma lo spettacolo dei paesaggi soprattutto quelli “incontaminati” anche se di incontaminato non vi è più nulla, sono e restano sorprendenti.








La tecnica che andrò a prediligere quanto sono in esplorazione è per forza di cose lo spinning dato il numero di attrezzi e minutaglie contenute da portarsi dietro, una canna che piega, un mulinello che recupera ed una manciata di esche, meglio se teste piombate e pesciolini siliconici visto il loro prezzo contenuto e la varietà di recuperi che gli si possono imprimere, salta di lì, salta di là, qualche jerkata a destra ed a manca e se il pesce ha fame il gioco è fatto.








Ogni nuovo terreno di pesca ha le sue caratteristiche quindi con molta probabilità bisognerà tornarci più di una volta per riuscire a cavarci qualcosa soprattutto per essere sicuri di aver scelto la giornata giusta, quella nella quale le nostre prede siano in attività, intenzionate a mangiare e soprattutto, dopo il primo round iniziale se il luogo è propizio bisognerà cimentarsi nell’ utilizzare altre tecniche.












Se la giornata non sortisce gli effetti sperati, stando a contatto con i luoghi al di fuori delle caotiche città si potrà sfruttare l’ occasione per tornare a casa con scatti e riprese di qualità dei paesaggi rurali e degli animali che la giornata ci ha potuto offrire.